"L'Integrazione Sensoriale a Scuola" - Intervista a Virginia Orrico
Fin da piccola ho sempre amato conoscere fuori e dentro me, ricercando continuamente l’adulto come fonte di stimolo e di confronto. Ho sempre amato la scuola e gli insegnati collezionando meravigliosi insegnamenti di vita in quell’ambiente.
Dopo gli studi al liceo classico ho frequentato un anno universitario di Filosofia e Storia; poi alla nascita di mio fratello Norberto, paralitico cerebrale, ho scelto di dedicarmi a conoscere il cervello nei suoi aspetti piu pratici, nelle sue manifestazioni piu complesse. Ho intrapeso gli studi di Terapia della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva e dal 2015 lavoro come Neuroriabilitatrice presso gli Istituti per l’Organizzazione Neurologica di Querceta. Con loro ho consiguito l’abilitazione di Inpp Licentiate nel 2016.
Oggi mi interesso affinchè scuola e neurosviluppo possano dialogare e comprendersi, affinchè domani possiamo davvero imparare tutti!
Ciao Virginia, noi ti conosciamo bene, vuoi aggiungere qualcosa alla tua presentazione?
Niente su di me, ma vorrei ringraziare e ribadire l’importanza di queste occasioni di divulgazione sul neurosviluppo. Oggi infatti, con tutto quello che stiamo passando, credo sia davvero più importante di ieri comprendere come funziona lo sviluppo umano, in particolar modo il sistema nervoso centrale e le nostre abilità di apprendimento. Oggi più di ieri mi sembra importante riuscire a parlare agli insegnanti di ogni livello, sperando che più conoscenza possa portare a più consapevolezza e quindi a più futuro per tutta l’umanità.
Nel convegno ci hai parlato di “Integrazione Sensoriale”, é un termine ancora nuovo per alcuni, ma sempre più utilizzato. Riesci a darci una tua definizione?
Non senza riportare la definizione di Jean Ayres del 1972 “l’Integrazione Sensoriale è l’organizzazione degli stimoli sensoriali necessaria per il loro utilizzo, per l’uso efficace del corpo nel mondo.”
Fa parte delle abilità automatiche e inconsapevoli del Sistema Nervoso Centrale; questo opera sugli stimoli sensoriali che riceviamo dall’interno e dall’esterno del corpo per originare un comportamento adattivo. In particolare l’integrazione sensoriale seleziona gli stimoli, li organizza e li ordina per utilizzarli, “comprenderli” e reagire adeguatamente. In questo modo si costruiscono categorie di comprensione/azione del mondo che crescendo (e soprattutto sperimentando) diventano sempre più complesse, sempre più astratte e sempre più personali. Costituisce un personalissimo filtro sensoriale con cui sperimentiamo, comprendiamo e agiamo il mondo. E’ importante capire come queste abilità neurologiche siano la base per le capacità di adattamento e di attenzione (e quindi di apprendimento) di ognuno di noi.
Per fare un esempio, quando ascoltiamo una lezione il nostro cervello focalizza l’attenzione sulla voce del relatore selezionando questo stimolo come prioritario mentre tutti gli altri suoni (la porta che si apre e si chiude, il brusio del condizionatore, il ticchettio dell’orologio, le chiacchiere sottovoce della seconda fila…) vengono ignorati o rilevati come secondari. Purtroppo a qualcuno il Sistema Nervoso Centrale non fa gli stessi regali che agli altri, immaginate cosa succederebbe se il nostro cervello decidesse che lo stimolo più importante su cui focalizzare l’attenzione fosse il ticchettio dell’orologio… nella migliore delle ipotesi il relatore penserebbe che non siete interessati nè attenti a lui, nella peggiore forse dovreste lasciare la stanza perchè il ticchiettio diventa troppo insistente…
Allora vuoi dire che anche se un bambin@ non ha bisogno di occhiali o apparecchi acustici, potrebbe avere difficoltà per vedere o sentire?
Certamente. Vedere e sentire infatti non sono abilità dell’occhio e dell’orecchio ma del cervello! L’occhio, l’orecchio, la pelle, la lingua non sono altro che ingressi, porte usb incredibilmente perfette e affascinanti ma che da sole, senza un processore, non possono niente.
Se comprendiamo questo è facile capire come un bambino che non abbia alcun problema oculistico possa avere difficoltà a copiare dalla lavagna o a disegnare le lettere nel verso giusto… e ancora come un bambino che non abbia alcun difetto visivo o uditivo possa avere enormi difficoltà di attenzione. L’attenzione, la processazione visiva, l’elaborazione visiva degli stimoli, ma anche la percezione del nostro corpo nello spazio e il senso dell’equilibrio sono abilità neurologiche. Si sviluppano con lo sviluppo del Sistema Nervoso Centrale e rispondono alle sue leggi. E’ importante capire che si tratta di abilità “automatiche”, che si esprimono in modo non cosciente e che quindi non coinvolgono la corteccia cerebrale. Proprio per questo, sono abilità che non possono essere insegnate ma sono meccanismi automatizzati che si sviluppano con l’esperienza; se questo avviene senza difficoltà e le abilità di integrazione sensoriale risultano ben sviluppate, la corteccia cerebrale sarà libera di occuparsi delle informazioni astratte e quindi di imparare. Ad esempio, se sono molto impegnato a non perdere il rigo mentre leggo, sarà difficile che possa comprendere il significato contenuto nel testo ma potrei comunque non aver bisogno degli occhiali…
Tutto questo c’entra qualcosa con la iperattività? Molti bambini, anche senza una diagnosi, fanno molta fatica a rimanere seduti, o toccano tutto o magari scappano se vengono avvicinati.
Si, un disturbo dell’Integrazione Sensoriale di fatto impedisce al SNC di modulare il comportamento in modo adeguato all’ambiente, causando iper o ipo reattività agli stimoli sensoriali, impulsività, distraibilità e disattenzione, difficoltà di coordinazione e pianificazione motoria…
Infatti anche la capacità di stare fermo dipende in modo molto significativo da un sistema sensoriale maturo. In particolare, di fronte a questi sintomi penserei ad approfondire i canali sensoriali tattile e vestibolare: il Sistema Nervoso Centrale infatti tenta di colmare le aree che siano immature mettendo in atto comportamennti stimolatori che indicano di fatto le sue necessità (ricercare continuamente stimoli tattili o che riguardino l’equilibrio indica la necessità e il tentativo del cervello di maturare questi canali).
Ma, nella tua esperienza, questi comportamenti devono essere corretti?
Certamente dove ci sia una difficoltà di integrazione sensoriale è necessario intervenire, infatti la maturazione dei sistemi sensoriali e delle abilità di integrazione costituiscono la base neurologica su cui si fondano l’apprendimento astratto e il comportamento.
Per la mia esperienza però, non è possibile intervenire correggendo i comportamenti, questi di fatto sono un sintomo di un problema che ha altre origini. Non è possibile insegnare a rimanere fermo ad un bambino che non riesce punendolo quando si muove, quel bambino ha precisamente bisogno di muoversi di più e meglio!
Non è conveniente, per non dire che non è possibile, provare a controllare funzioni automatiche e non coscienti che dipendono appunto dall’esperienza e dalla processazione degli stimoli sensoriali. Per fare un esempio, non è possibile dilatare la pupilla, nemmeno se mi puniscono quando questa si costringe…questa risponde agli stimoli luminosi e endogeni non alla mia volontà.
Comprendendo quindi dove sta l’origine dei comportamenti problematici e le leggi che regolano il neurosviluppo è possibile intervenire e riabilitare stimolando i canali sensoriali che risultino immaturi con la giusta dose di stimoli, giochi opportunamente costruiti, attività quotidiane, esperienze sensoriali concrete e rilevanti. Il termine “dieta sensoriale” coniato da Jean Ayres definisce perfettamente questo approccio; si tratta di realizzare un “menu” completo di esperienze sensoriali a misura di ogni singola e specifica necessità. Questo permette di dare al Sistema Nervoso in difficoltà l’opportunità di maturare e svilupparsi diminuendo così la necessità di autostimolazione e i comportamenti disadattivi derivati dalla disfunzione.
Nella classe é possibile utilizzare qualche strategia per aiutare questi bambini?
Perchè no? Occorre provare a realizzare un menù sensoriale adatto sì alle necessità del bambino ma anche al contesto scolastico e credo che oggi, una dieta sensoriale per la classe aiuterebbe tutti i bambini.
Tra gli ingredienti che posso suggerire non dovrebbe mancare il tempo per muoversi, anche poco ma spesso durante le lezioni e in modo semplice ad esempio con brevi pause per ballare o l’organizzazione di parte della lezione in piedi…
Dovremmo aggiungere poi qualche grammo di stimoli tattili (manipolare, fare esperienza tattile delle consistenze, dei pesi, della materia…), un pizzico di stimoli visivi (come lenti colorate o giochi di luce e ombre per stimolare l’attenzione e le abilità visuomotorie) e quanto basta di stimoli uditivi (suoni di ogni tipo con i quali costruire giochi di scambio o ritmi diversi, giochi di ascolto e indovinelli sonori sempre con l’obiettivo di migliorare l’attenzione).
Infine, i piatti unici che potrebbero star bene in un menù sensoriale adatto alla scuola sono attività che attivano i bambini come saltare, ballare, sgranocchiare e attività che calmano come spingere, dondolare, manipolare, portare o indossare pesi…
Buona integrazione sensoriale!
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